L'alimentazione pregara è un fattore molto importante e che troppo spesso viene dimenticato. Le scorte di glicogeno dovrebbero essere stivate nei muscoli e nel fegato con il carico di carboidrati dei tre giorni che precedono la competizione, passando dal solito 60% al 70% il carico glucidico, soprattutto di carboidrati complessi ed integrali. La colazione pregara deve essere bilanciata con carboidrati, proteine e grassi (ad esempio riso basmati con tre fette di bresaola e pane integrale, più qualche fetta biscottata integrale con marmellata), facendo attenzione soprattutto all'idratazione, con the o acqua. 45 minuti prima della gara potrebbe essere necessario apportare microaggiustamenti alla glicemia, ricorrendo a gelatine di frutta contenenti isomaltulosio e fruttosio. Nelle gare più lunghe, come mezzi 70.3 e Ironman full long distance, occorre avere una vera e propria strategia di integrazione ed alimentazione nelle frazioni di bici, facendo uso di gel, barrette, borracce con maltodestrine e sali: il consiglio più grande che posso darvi è quello di sperimentare tutti in allenamento, per evitare spiacevoli sorprese in gara, partendo dal concetto che ogni ora dovremmo assumere tra i 30 e i 60 grammi di carboidrati e tra i 500 e gli 800 millilitri di liquidi ogni ora. Un'ottima scelta potrebbe essere quella di ricorrere a maltodestrine sciolte in acqua abbinate a cibi solidi come barrette o panini.
Un consiglio importante è quello di portare sempre con se le forbicine per il pettorale, saranno utilissime qualora i pettorali non saranno preforati, elastici per posizionare le scarpe sui pedali della bici, vaselina per la muta, collo, ascelle e petto e borotalco per le scarpe: eviterete le vesciche e faciliterete la calzata scarpe bici/corsa. Anche mettere un lubrificante specializzato nel sottosella potrebbe evitare fastidiose abrasioni.
Sarà fondamentale posizionare le scarpe sui pedali con elastici, per montare in sella calzandole direttamente in velocità: le scarpe da triathlon sono solitamente provviste di appendici sulla parte posteriore, grazie alle quali è possibile infilarle mantenedole in orizzontale, per completare l'operazione in modo agevole. Occorre esercitarsi in allenamento, mantenedo una velocità costante di 30 km/h, in modo da condurre il mezzo con più equilibrio ed inerzia: sembra complicato, ma bastano poche prove per scoprire quanto sia facile.
Un piccolo trucco per ottimizzare i tempi in T1 e T2 è quello di riconoscere la propria posizione nella zona di cambio: un albero, un cartello stradale o pubblicitario faciliteranno la vostra ricerca e vi permetteranno di guadagnare secondi preziosi.
Nelle giornate più calde sarà opportuno indossare un cappellino ed utilizzare gli spugnaggi forniti nei ristori: nei lunghi diventa fondamentale rinfrescare gli arti superiori e la testa.
La scelta della muta dovrà essere fatta con giudizio, cercando di rivolgerci a venditori esperti in grado di consigliare il triathleta, in funzione delle suo livello del nuoto e delle misure antropometriche. La coproratura condiziona molto la scelta: alcuni brand prendono in considerazione gli aspetti di costituzione corporea e rendono sia la vestizione che la dismissione più agevole. Prendere una muta troppo larga e confortevole in esterno all'acqua non è una buona scelta in quanto, una volta immersi, potrebbe condizionare la nuotata: generalmente fuori dall'acqua la muta corretta dovrebbe provocare un leggero disagio al triathleta. Il consiglio e’ di trovare un negozio che ti permetta la prova in acqua e scelgliere il modello piu’ appropriato. Ci sono modelli di ultima generazione che per materiali e taglio permettono una vestizione molto aderente e con una grossa liberta’ di movimento nella nuotata, favorendo la performance.
È fondamentale un corretto riscaldamento. Si potrebbe pensare di fare un uscita in bici per visionare i punti chiave in uscita T1-T2, a seguire una leggera corsetta per 10' e 300-500 metri a nuoto in progressione (o 500-700 metri più lenti se non si vogliono consumare troppe energie). In caso di triathlon mezzi o lunghi (o per condizioni meteo particolari) un buon riscaldamento con 15' di mobilità articolare e stretching può essere molto utile.
È opportuno ricordare che il triathlon è uno sport di resistenza: anche se ci sono nelle gare momenti di "fuorigiri" con accumulo di acido lattico, rispettare una gestione costante delle energie paga sempre. Molti atleti accusano una partenza in acqua troppo intensa con un debito nelle altre frazioni.