La funzione del rene nel controllo dell’equilibrio acido-base modula i cambiamenti di acidità (pH) del sangue attribuibili all’alimentazione che risultano molto contenuti in termini di entità e durata, infatti l’influenza di un cibo sul pH del sangue risulta solamente “potenziale” e in letteratura scientifica si parla di “carico renale acido potenziale” con l’acronimo PRAL (Potential Renal Acid Load). Le evidenze in merito non vietano l’assunzione di latte, che risulta avere un effetto non significativo sul PRAL, ma pongono l’attenzione in primis sull’aumento del consumo di frutta e verdura. Ma esistono anche altre diete che ne vietano il consumo. La dieta vegana ad esempio bandisce il latte dalla propria alimentazione, così come tutte le proteine di origine animale.
Uno dei maggiori esperti di epidemiologia nutrizionale in Italia che seguo da tantissimi anni, Franco Berrino, nelle sue interviste sottolinea gli effetti negativi di un eccessivo consumo di latte, senza però consigliarne l'eliminazione totale, allineandosi con la posizione dei ricercatori di Harvard, che suggeriscono il consumo di una "serving size" giornaliera (240 ml). È importante notare che la porzione di riferimento utilizzata negli Stati Uniti è diversa da quella riportata nelle linee guida italiane per una sana alimentazione, dove una porzione ha un volume pari quasi alla metà (125 ml). Troppo spesso però le posizioni ufficiali pubblicate sulla letteratura scientifica dal dottor Berrino vengono distorte e riportate con titoli allarmistici su siti internet o in articoli di giornali e settimanali popolari, dicendo che “Il latte animale vaccino non è un cibo adatto agli umani”, oppure “Bere latte alimenta e provoca il Cancro!”, generando confusione e timori infondati.
Io personalmente bevo una tazza di latte a colazione circa tre volte a settimana, convinto del fatto che una dieta equilibrata debba essere più variegata possibile.