Latte si o latte no? Un argomento molto discusso

Qualche giorno fa riflettevo sull'effetto moda che determinate pubblicazioni o momenti storici hanno sulle diete. Leggendo un libro scritto da Piero Mozzi sulla dieta del gruppo sanguigno (best seller cartaceo 2015 su Amazon) mi è parso di constatare come, nella maggior parte dei casi, il latte venisse sconsigliato, riportando strette connessioni con l'Alzheimer, tumori o di "guarigioni" dal mutismo dopo la sospensione dell'assunzione. Ma non solo Mozzi comunque va contro questo alimento: sono numerose le diete alcaline nate in questi anni e riprese in decine di pubblicazioni che consigliano di evitare o limitarne drasticamente l'assunzione. Il libro più conosciuto a livello internazionale in cui si sostiene che il latte, e in particolare le caseine presenti, possano essere cancerogene è “The China Study”, un volume talmente diffuso che l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro ha pubblicato un documento dove chiarisce che “The China Study” sia un testo ritenuto inattendibile dalla comunità scientifica, precisando che non ci sono studi a favore di una dieta che elimini totalmente le proteine di origine animale, in particolare i latticini.
 
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La funzione del rene nel controllo dell’equilibrio acido-base modula i cambiamenti di acidità (pH) del sangue attribuibili all’alimentazione che risultano molto contenuti in termini di entità e durata, infatti l’influenza di un cibo sul pH del sangue risulta solamente “potenziale” e in letteratura scientifica si parla di “carico renale acido potenziale” con l’acronimo PRAL (Potential Renal Acid Load). Le evidenze in merito non vietano l’assunzione di latte, che risulta avere un effetto non significativo sul PRAL, ma pongono l’attenzione in primis sull’aumento del consumo di frutta e verdura. Ma esistono anche altre diete che ne vietano il consumo. La dieta vegana ad esempio bandisce il latte dalla propria alimentazione, così come tutte le proteine di origine animale.
 
Uno dei maggiori esperti di epidemiologia nutrizionale in Italia che seguo da tantissimi anni, Franco Berrino, nelle sue interviste sottolinea gli effetti negativi di un eccessivo consumo di latte, senza però consigliarne l'eliminazione totale, allineandosi con la posizione dei ricercatori di Harvard, che suggeriscono il consumo di una "serving size" giornaliera (240 ml). È importante notare che la porzione di riferimento utilizzata negli Stati Uniti è diversa da quella riportata nelle linee guida italiane per una sana alimentazione, dove una porzione ha un volume pari quasi alla metà (125 ml).  Troppo spesso però le posizioni ufficiali pubblicate sulla letteratura scientifica dal dottor Berrino vengono distorte e riportate con titoli allarmistici su siti internet o in articoli di giornali e settimanali popolari, dicendo che “Il latte animale vaccino non è un cibo adatto agli umani”, oppure “Bere latte alimenta e provoca il Cancro!”,  generando confusione e timori infondati.
 
Io personalmente bevo una tazza di latte a colazione circa tre volte a settimana, convinto del fatto che una dieta equilibrata debba essere più variegata possibile.